ITALIAN LIGHTING, rivista internazionale, NOV-DIC 2019
PROGETTO: arch. Paolo Gioffreda (MARZO 2019)
Un nuovo sistema di illuminazione basato sulla Progettazione Illuminotecnica, Design ed Installazione dei nuovi corpi illuminanti soluzione a led, è stato realizzato nella Chiesa di Santa Paola Romana in Roma
Per l'architetto Paolo Gioffreda la luce, resta un fattore imprescindibile, di complessità ma anche un valore aggiunto alle geometrie che impiega nei propri progetti. Ad esempio, in questo progetto, i lampadari per il progettista restano forme e volumi rispondenti al suo punto di vista compositivo, che vivono autonomamente, nella propria sacralità fra gli arredi sacri, ma che con la luce rendono e fanno rendere al luogo sacro e liturgico i loro attesi e coerenti effetti scenografici, anche rispetto le linee guida scaturite dal Concilio Ecumenico Vaticano II. La chiesa di Santa Paola Romana resta a volte utilizzata per incontri ed attività non strettamente liturgici, ma devozionali o celebrativo-artistiche: a questo proposito si è ritenuto opportuno gestire meglio l’illuminazione, diversificando l’atmosfera luminosa per ogni specificità.
L'edificio di culto realizzato nel 1951, è della tipologia a navata unica, con una cappella laterale, la copertura a capriate, il tetto a doppia falda, con presbiterio ed abside preceduti da un altissimo arco trionfale a tutto sesto che rende l'interno architettonicamente espressionistico, nella conformazione essenzialmente neoromanica della chiesa.
NELL’OTTICA PROGETTUALE DELLA DIFFUSIONE LUMINOSA, ma anche NEL DESIGN DEi NUOVi lampadari, con LA DIVINA PROPORZIONE*, e nella collocazione degli elementi delle stesse, vengono mostrati, sia un simbolo, sia un segno, che ci riportano alla prima, piÚ pura Arte Cristiana, allo stacco tra mondo terreno e mondo soprannaturale. UN DIALOGO FRA IL LINGUAGGIO DELLA DIVINA PROPORZIONE DEL CREATO, CON LA NOSTRA MORTALITÀ, TEMPORALITÀ E SPAZIALITÀ, ED QUELLO DIVINO, DOVE SONO ASSENTI.
Pertanto la costruzione resta priva di una cupola, quindi di quel Naos che avrebbe raffigurato la Spazio di attesa del contatto fra Il Cielo e la terra, il luogo d'incontro fra il Trascendente e l'immanente, fra Dio e l'assemblea dei fedeli. Questa figura, circolare ed avvolgente, viene ripresa dall'aspetto dei nuovi lampadari, mediante la Divina Proporzione* (dal numero e dalla sezione aurea) che è parte integrante del progetto dell'architetto Paolo Gioffreda. Figure di dischi e corone circolari sospese, appunto si collocano fra Cielo e terra, consentendo all'assemblea liturgica di riconoscerle, in quanto rispondenti rigorosamente ai rapporti basati su tali calcoli progettuali della Divina Proporzione*, da secoli percepita come prototipo visivo progettuale ed immaginario, personale e collettivo, quindi anche in questo caso l'intero design di lampade e progetto illuminotecnico, a rievocare otto segni di “cupole”, percepite dall'assemblea dei fedeli, che rievocano L'Ottavo Giorno (Il Giorno della Luce Eterna, appunto, che simboleggia Cristo Risorto dopo il sabato ebraico, settimo giorno, e quindi il giorno senza tramonto, L'Eternità, di cui le celebrazioni liturgiche ne sono anticipazione e pregustazione), ma anche dei setti sacramenti oltre quella del Cristo, quindi quegli spazi tipici dell'architettura bizantina, finestra di dialogo fra Cielo e terra, trascendente ed immanente.
Ciascun lampadario è stato realizzato da un'unica lastra di alluminio spessa 8 mm (in modo tale che mantenesse intatte tutte le caratteristiche di elasticità tipiche di questo tipo di materiale).
Il corpo principale è composto da una corona circolare e da un disco correlati da un rapporto di proporzionalità aurea. L'emissione di luce è bidirezionale, tuttavia l'emissione verso il basso si distingue in modo netto da quella verso l'alto. Quella verso il basso è stata realizzata con un fascio direzionale conico con angolo di apertura di 24°. Il fascio verso l'alto è stato realizzato con ottiche sferiche volte ad esaltare la struttura a capriate della chiesa. La motivazione è stata quella di attirare l'attenzione del fedele tramite fasci di luce verticali per poi spingerla tramite la proporzionalità inversa del lampadario verso la magnifica struttura in cotto che costituisce la copertura della chiesa.
Allo stesso tempo anche il il cleristorio viene interamente illuminato. Insieme alle sue grandi monofore, al di sotto delle quali anche sei grandi quadri di Gian Luigi Bocchetta (1996) raffiguranti scene della vita di Gesù, vengono evidenziati appieno con schede posizionate sulla faccia superiore delle sei corone circolari delle nuove lampade disegnate dall'architetto Paolo Gioffreda (foto 10).
Il lampadario è stato verniciato a polvere in una oro antico, valorizzato da una tonalità di luce in “bianco storico” a 3000°K ma ad elevatissimo valore di indice di resa cromatica, che complessivamente simula la tonalità di luce delle vecchie lampade ad incandescenza.
Inoltre, al simbolo del luogo d'incontro col Trascendente al di sotto delle lampade, il disegno ed il collocamento delle due parti (disco e corona circolare) ha previsto anche un segno: una prospettiva inversa, bizantina, data dall'arretramento verso l'alto del disco, rispetto alla corona. Quindi viene a generarsi una prospettiva rovesciata della Proporzione Divina del loro rapporto: noi restiamo visibili dal Trascendente mediante una Proporzione Divina esistente ma non percepibile dalla nostra vista.
Inoltre le linee delle tre piccole catene-tiranti (che agganciano la corona circolare al disco, permettendone la tenuta aero-statica, tramite i corrispettivi tre gradi di libertà), apoteme del tronco di cono astratto che raffigura la lampada.
Come nelle icone bizantine la prospettiva è inversa, cioè le linee si dirigono in senso inverso rispetto a chi guarda, cioè verso un punto di fuga non più astratto sullo sfondo bensì è esterno al quadro, s'incarna nell'osservatore dell'assemblea dei fedeli, in un proprio significato spirituale in antetesi con la vista sensoriale della nostra carne. La percezione di questi lampadari è quindi, dal punto di vista formale-compositivo, come quella che ci danno i personaggi delle icone bizantine che si estendono verso l'osservatore, annullando il nostro spazio tridimensionale, finito, rendendoci quello infinito. Quindi è piuttosto il calcolo stesso della Divina Proporzione che viene collocata sul nostro spazio. (foto 0_varie d'insieme)
Grazie al nuovo progetto illuminotecnico nella chiesa, forme, spazi, segni, figure, ritornano alla luce con colori più caldi ed una migliore resa cromatica: le volumetrie degli arredi liturgici nello spazio presbiteriale altare, ambone, tabernacolo, cattedra; l'unica navata nella sua caratterizzante ampiezza ed altezza; l'intera struttura lignea del soffitto con doppia falda a vista con le sue capriate e pianelle in cotto, ma anche la cantoria in legno e la controfacciata con le sue tre vetrate, raffiguranti la vita di Santa Paola Romana; l'unica cappella laterale con i due archi a sesto ribassato, la cappellina del Santissimo Sacramento, con una percezione di maggiore profondità ed evidenziazione dello stesso altare ai fruitori per l'adorazione Eucaristica.
Oltre a spazi, arredi, elementi strutturali e così via dicendo, grazie al nuovo progetto illuminotecnico dell'architetto Paolo Gioffreda, anche le altre opere d'arte riconquistano il proprio valore iconografico:
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l'abside semicircolare con il mosaico di Silvio Casadori raffigurante la Sacra Famiglia con Santa Paola e, particolarmente, viene ad evidenziarsi l'intero arco trionfale, a tutto sesto, elemento magnificente in quanto rende ancor più (propriamente) espressionistica la realtà architettonica all'interno della chiesa. L'abside è una superificie curva mosaicata. Una struttura a mosaico ha la particolarità di avere superfici di poco superiori al centimetro quadrato, di colore e caratteristiche differenti che, una volta poste in fianco, rendono l'effetto raffigurativo desiderato. Queste superfici hanno tuttavia inclinazioni differenti ed è spesso molto difficile riuscire ad illuminarle correttamente. In questo caso si è realizzato uno splendido effetto tramite l'utilizzo di diciotto speciali ottiche, a fascio stretto (12°), montate su sei supporti e poste dietro l'arco sul lato del presbiterio. Come tonalità di luce regna il bianco storico, una particolare tonalità di luce da realizzata dalla Nova Precisio, per enfatizzare le opere artistiche. (foto 1, 2);
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l'arco trionfale, con due nuovi fari a pavimento, prodotti specificatamente per evidenziare la protensione verso l'alto della struttura. La struttura è esile ma al tempo stesso demarca, tramite contrasto cromatico, l'area dell'altare dalle altre zone della chiesa. Questa fine ma marcata divisione è stata creata con un fascio ulltrastretto ad 8° asimmetrico, che , al tempo stesso riesce a creare un effetto wall-wash e ad illuminare la parte alta dell'arco senza provocare nessun abbagliamento. Conseguentemente, sulla faccia destra interna, dall'alto, tornano alla luce le iconografie musive originali, realizzate nel 1955 dallo stesso mosaicista Silvio Casadori, come Lo Spirito Santo che scende in mezzo a noi in veste di colomba, con tipiche sequenze di dinamismo futurista, ora leggibili: al concetto visivo di “meta” prevale quello di “traiettoria” quella “tangibilità” del movimento, laddove la percezione sensoriale si trasforma in spirituale, in quanto il moto dello Spirito Santo, raffigurato da una colomba, irrompe lievemente ma intensamente verso l'umanità, evidenziato dalla propria accelerazione e dall'irradiazione di variegati elementi musivi che scendono sulla terra in mezzo a noi, fra l'aula dei fedeli ed il presbiterio. La vitalità del Paraclito risulta quindi al di là della nostra percezione spazio-temporale affinchè, ad imitazione di Cristo, sulla morte eterna rimanessimo combattenti e trionfanti. Inoltre, diversamente dalla consuetudine dei soggetti futuristi, questa volta l'idea di movimento e di dinamismo non raffigura un moto d'uomo o di un aereo, bensì del Trascendente verso l'immanente: il luogo d'incontro fra il Regno dei Cieli ed i fedeli nelle chiese è la cupola, nelle sue architetture ed iconografie, cupola di cui questa chiesa di Santa Paola Romana è priva, ma ne prende il posto proprio l'arco trionfale (foto 3, 4, 5);
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la vetrata policroma raffigurante il Battesimo di Gesù, di Lidia Nostini (1973), nello spazio del Fonte Battesimale marmoreo, chiaramente riqualificata con la nuova retroilluminazione Infatti la decorazione, che è in vetro decorato con giunzioni in piombo, si è ritenuto opportuno di retro-illuminarla con luce con oltre il 95% di componenti cromatiche solari al fine di avere lo stesso effetto di luci e contrasti che si avrebbe con un irraggiamento solare. (foto 6);
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le sculture, sia quelle in bronzo del Cristo Risorto, di padre Andrea Martini (1975) e le stazioni della Via Crucis in bronzo di Egidio Giaroli (1961) e quella lignea del Crocifisso di Egidio Giaroli (1967), sono state illuminate con luci potenti ma definite, volte ad aumentare il peso percettivo della statua. La definizione della luce è stata realizzata polarizzando il led in modo tale da dare una definizione netta del profilo di luce e quindi enfatizzare meglio il rilievo della scultura sulla parete. Il risultato è senza dubbio sbalorditivo. (foto 8, 11, 12);
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la controfacciata con le sue tre vetrate, raffiguranti la vita di Santa Paola Romana, ora nitidamente luminose anche dall'esterno durante le ore serali/notturne (foto 13);
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il portale strombato d'ingresso, con nuovi faretti, predisposti a “scavare” la muratura, evidenziando nettamente la strombatura delle cornici decrescenti, fino all'apertura vera e propria. Inoltre viene garantito un passaggio più sicuro e luminoso (foto 14).
Il risultato ottenuto, come previsto nel progetto illuminotecnico iniziale, è un’illuminazione meravigliosa che esalta e valorizza le ricchezze artistiche della chiesa. In fase di progettazione si è voluta assicurare la corretta integrazione tra innovazione, funzionalità, risparmio energetico e facilità nella sostituzione di corpi illuminanti esistenti analizzando dapprima la fattibilità, il minimo impatto visivo ed il bisogno di valorizzare l'arredo liturgico, ma anche le opere presenti d'Arte Sacra.
Nello specifico si è scelta una soluzione illuminotecnica con proiettori a luce calda orientati a luce diretta nella zona assemblea, presbiterio, altare, mensa, navata laterale; mentre a luce calda indiretta per le volte e gli archi.
Con luce diretta mirata d’accento si è voluto far risaltare le opere d’arte presenti e l’allestimento proprio dei diversi tempi dell’anno liturgico.
Inoltre si è prestato attenzione al consumo energetico, alle emissioni inquinanti ed ai requisiti di manutenzione. Una volta scelto i prodotti, si è occupata dell’installazione, prove, programmazioni e collaudi finali dando una luce nuova per la chiesa. Si sono pertanto utilizzati vari apparecchi con riflettori ed ottiche diversificate, oltre alla ricerca di quelle peculiarità tecniche per generare gli effetti luminosi desiderati, dando la precedenza a quelli liturgici.
Grazie alla piena fiducia della Committenza, il parroco Monsignor Mario Magistrato, l'Arch. Paolo Gioffreda ha optato per la Ditta specializzata Novaprecisio di Bologna, di cui il titolare è l'Ing. Francesco Zanini. La Ditta ha mantenuto fede al progetto e al preventivo proposto. Per questo va un grazie riconoscente a tutti coloro che, con generosità, corrispondono alla parrocchia di Santa Paola Romana, con il loro contributo economico e, naturalmente, senza dimenticare coloro che, offrendo il loro volontariato, danno comunque modo alla parrocchia di contenere i costi di gestione: sia per le opere pastorali negli ambienti fisici, come per quelle liturgiche, spirituali, caritative e di evangelizzazione.
* Il “De Divina Proportione” è il trattato rinascimentale che racchiude tutti gli studi da Vitruvio a Piero della Francesca, di Fra Luca Bartolomeo de Pacioli (Borgo San Sepolcro 1445 – Roma 1517), religioso, matematico ed economista, autore inoltre della Summa de Arithmetica, Geometria, Proportioni e Proportionalità. Fra Luca Bartolomeo de Pacioli sulla Divina Proporzione: "Opera a tutti glingegni perspicaci e curiosi necessaria. Ove ciascun studioso di philosophia, Prospectiva, Pictura, Scultura: Architectura, Musica e altre Mathematice: suavissima: sottile: e admirabile doctrina consequira: e delectarassi: co' varie questione de secretissima scientia".